Capital Markets and Investors in Italian Securities: Is There a Communication Breakdown? - Ricerca EQUITA-Bocconi 2015

Uno dei principali fattori di fragilità dell'economia italiana è la sottocapitalizzazione delle aziende e delle banche rispetto ai loro omologhi europei. La maggiore leva finanziaria tipica delle imprese e delle banche italiane amplifica l'impatto degli shock economici, creando un ciclo vizioso tra il settore finanziario e l'economia reale. Le banche italiane, meno capitalizzate rispetto a quelle europee, risultano particolarmente vulnerabili, con conseguenze negative sulla capacità di fornire credito alle imprese. Questa fragilità è aggravata dalla dipendenza eccessiva delle aziende italiane dai prestiti bancari e dalla scarsa diversificazione delle fonti di debito.

Sul fronte azionario, il mercato italiano è sottosviluppato rispetto ai principali mercati europei, con meno di 200 imprese non finanziarie quotate su Borsa Italiana contro oltre 700 in Germania e Francia. Inoltre, la capitalizzazione del mercato italiano rappresenta solo il 24% del PIL, molto al di sotto della media dell'Eurozona (57%). L'Italia ha visto poche IPO, numerosi ritiri e un aumento dei delisting negli ultimi anni. Dal 2008, il tasso di ritiri di IPO ha raggiunto il 57%, ben oltre la media europea. Anche il mercato AIM italiano è sottoutilizzato rispetto a quello britannico, con poche emissioni e volumi di scambio ridotti.

Per migliorare la situazione, è essenziale comprendere le cause della scarsa integrazione tra aziende italiane e mercati dei capitali, valutando se dipenda dalla mancanza di interesse degli investitori o dall'incapacità delle aziende di accedere a queste risorse.

Lo studio vuole dunque analizzare l'atteggiamento degli investitori verso i titoli azionari e obbligazionari italiani, con l'obiettivo di valutare il potenziale di espansione degli investimenti e comprendere il ruolo che questi possono svolgere nel finanziare le imprese italiane.