Risk warnings

Questo documento descrive i rischi connessi all’investimento o al disinvestimento nelle categorie di strumenti e prodotti finanziari oggetto dei servizi di investimento offerti da Equita SIM S.p.A..

Avvertenze generali

Prima di effettuare un investimento/disinvestimento in strumenti finanziari il Cliente deve informarsi presso Equita SIM S.p.A. (“Equita” o la “SIM”) sulla natura e i rischi delle operazioni che si accinge a compiere. Il Cliente deve concludere un’operazione solo se ha ben compreso la sua natura ed il grado di esposizione al rischio che essa comporta.

Per apprezzare il rischio derivante da un investimento/disinvestimento in azioni è necessario tenere presenti i seguenti elementi:

  1. la variabilità del prezzo;
  2.  la liquidità;
  3. la divisa in cui sono denominate;
  4. gli altri fattori fonte di rischi generali.

La variabilità del prezzo

Il prezzo delle azioni dipende da numerose circostanze. Mediante l’acquisto di azioni si diviene soci della società emittente, partecipando per intero al rischio economico della medesima; chi investe in titoli azionari ha diritto a percepire annualmente il dividendo sugli utili conseguiti nel periodo di riferimento che l’assemblea dei soci deciderà di distribuire. L’assemblea dei soci può comunque stabilire di non distribuire alcun dividendo. A parità di altre condizioni, le azioni sono più rischiose dei titoli di debito (ad. es., le obbligazioni), in quanto la remunerazione spettante al titolare delle stesse è maggiormente legata all’andamento economico della società emittente. Il detentore di titoli di debito invece rischia di non essere remunerato solo in caso di dissesto finanziario della società emittente. Inoltre, in caso di fallimento della società emittente, i detentori di titoli di debito possono partecipare, con gli altri creditori, alla distribuzione dei proventi derivanti dal realizzo delle attività della società, mentre è pressoché escluso che i detentori di azioni possano vedersi restituire una parte di quanto investito.

Rischio specifico e rischio generico

Il rischio delle azioni può essere idealmente scomposto in due componenti: il rischio specifico ed il rischio generico (o sistematico). Il rischio specifico dipende dalle caratteristiche peculiari dell’emittente e può essere diminuito sostanzialmente attraverso la suddivisione del proprio investimento tra titoli emessi da emittenti diversi (diversificazione del portafoglio), mentre il rischio sistematico rappresenta quella parte di variabilità del prezzo di ciascun titolo che dipende dalle fluttuazioni del mercato e non può essere eliminato per il tramite della diversificazione. Il rischio sistematico per le azioni trattate su un mercato organizzato si origina dalle variazioni del mercato in generale; variazioni che possono essere identificate nei movimenti dell’indice del mercato.

Il rischio emittente

Per gli investimenti in azioni è fondamentale apprezzare la solidità patrimoniale delle società emittenti e le prospettive economiche delle medesime, tenuto conto delle caratteristiche dei settori in cui le stesse operano.
Si deve considerare che i prezzi delle azioni riflettono in ogni momento una media delle aspettative che i partecipanti al mercato hanno circa le prospettive di guadagno delle imprese emittenti.

La liquidità

La liquidità di un’azione consiste nella sua attitudine a trasformarsi prontamente in moneta senza perdita di valore. Essa dipende in primo luogo dalle caratteristiche del mercato in cui l’azione è trattata. In generale, a parità di altre condizioni, le azioni trattate su mercati organizzati sono più liquide di quelle non trattate su detti mercati. Ciò in quanto la domanda e l’offerta di azioni viene convogliata in gran parte su tali mercati e quindi i prezzi ivi rilevati sono più affidabili quali indicatori dell’effettivo valore delle azioni stesse.
Occorre tuttavia considerare che lo smobilizzo di azioni trattate in mercati organizzati a cui sia difficile accedere, perché aventi sede in paesi stranieri o per altri motivi, può comunque comportare per l’investitore difficoltà di liquidare i propri investimenti e la necessità di sostenere costi aggiuntivi.

La divisa

Qualora una azione sia denominata in una divisa diversa da quella di riferimento per il Cliente, tipicamente l’euro per l’investitore italiano, al fine di valutare la rischiosità complessiva dell’investimento occorre tenere presente la volatilità del rapporto di cambio tra la divisa di riferimento (l’euro) e la divisa estera in cui è denominato l’investimento. L’investitore deve considerare che i rapporti di cambio con le divise di molti paesi, in particolare di quelli in via di sviluppo, sono altamente volatili e che comunque l’andamento dei tassi di cambio può condizionare il risultato complessivo dell’investimento.

Gli altri fattori fonte di rischi generali

Commissioni ed altri oneri.

Prima di avviare l’operatività, il Cliente deve ottenere dettagliate informazioni riguardo tutte le commissioni, spese ed altri oneri che saranno dovute alla SIM. Tali informazioni devono essere comunque riportate nel mandato che il Cliente conferisce alla SIM. Il Cliente deve sempre considerare che tali oneri andranno sottratti ai guadagni eventualmente ottenuti nelle operazioni effettuate mentre si aggiungeranno alle perdite subite.

Operazioni eseguite in mercati aventi sede in altre giurisdizioni.

Le operazioni eseguite su mercati aventi sede all’estero, incluse le operazioni aventi ad oggetto azioni trattate anche in mercati nazionali, potrebbero esporre il Cliente a rischi aggiuntivi. Tali mercati potrebbero essere regolati in modo da offrire ridotte garanzie e protezioni agli investitori. Prima di eseguire qualsiasi operazione su tali mercati, il Cliente dovrebbe informarsi sulle regole che riguardano tali operazioni.
Deve inoltre considerare che, in tali casi, l’autorità di controllo sarà impossibilitata ad assicurare il rispetto delle norme vigenti nelle giurisdizioni dove le operazioni vengono eseguite. Il Cliente dovrebbe quindi informarsi circa le norme vigenti su tali mercati e le eventuali azioni che possono essere intraprese con riferimento a tali operazioni.

Sistemi elettronici di supporto alle negoziazioni.

Gran parte dei sistemi di negoziazione elettronici o ad asta gridata sono supportati da sistemi computerizzati per le procedure di trasmissione degli ordini (order routing), per l’incrocio, la registrazione e la compensazione delle operazioni. Come tutte le procedure automatizzate, i sistemi sopra descritti possono subire temporanei arresti o essere soggetti a malfunzionamenti. La possibilità per il Cliente di essere risarcito per perdite derivanti direttamente o indirettamente dagli eventi sopra descritti potrebbe essere compromessa da limitazioni di responsabilità stabilite dai fornitori dei sistemi o dai mercati. Il Cliente dovrebbe informarsi presso la SIM circa le limitazioni di responsabilità suddette connesse alle operazioni che si accinge a porre in essere

Sistemi elettronici di negoziazione.

I sistemi di negoziazione computerizzati possono essere diversi tra loro. Gli ordini da eseguirsi su mercati che si avvalgono di sistemi di negoziazione computerizzati potrebbero risultare non eseguiti secondo le modalità specificate dal Cliente o risultare ineseguiti nel caso i sistemi di negoziazione suddetti subissero malfunzionamenti o arresti imputabili all’hardware o al software dei sistemi medesimi.

Operazioni eseguite fuori da mercati organizzati.

La SIM può eseguire operazioni fuori dai mercati organizzati. Per le operazioni effettuate fuori dai mercati organizzati può risultare difficoltoso o impossibile liquidare un’azione o apprezzarne il valore effettivo e valutare l’effettiva esposizione al rischio, in particolare qualora tale azione non sia trattata su alcun mercato organizzato. Per questi motivi, operazioni di questo genere comportano l’assunzione di rischi più elevati. Prima di effettuare tali tipologie di operazioni, il Cliente deve assumere tutte le informazioni rilevanti sulle medesime, le norme applicabili ed i rischi conseguenti.

Si tratta di titoli a reddito predeterminato (titoli di stato, obbligazioni private emesse da banche o da altre società). Acquistando titoli di debito si diviene finanziatori della società o degli enti che li hanno emessi e si ha diritto a percepire periodicamente gli interessi previsti dal regolamento dell'emissione e, alla scadenza, al rimborso del capitale prestato.
La data di regolamento delle operazioni di sottoscrizione, di acquisto e di vendita dei titoli di debito corrisponde a quella cui le parti fanno riferimento per il calcolo dei dietimi relativi alla cedola o agli interessi in corso di maturazione al momento dell'operazione.
I principali rischi connessi ai titoli di debito sono:

Rischio di prezzo
Il detentore di titoli di debito rischierà di non essere remunerato in caso di dissesto finanziario della società emittente. In caso di fallimento della società emittente, i detentori di titoli di debito potranno partecipare, con gli altri creditori, alla suddivisione - che comunque si realizza in tempi solitamente molto lunghi - dei proventi derivanti dal realizzo delle attività della società, mentre è pressoché escluso che i detentori di titoli di capitale possano vedersi restituire una parte di quanto investito.

Rischio specifico e rischio generico (o sistematico).
Il rischio specifico dipende dalle caratteristiche peculiari dell'emittente e può essere diminuito sostanzialmente attraverso la suddivisione del proprio investimento tra titoli emessi da emittenti diversi (diversificazione del portafoglio), mentre il rischio sistematico rappresenta quella parte di variabilità del prezzo di ciascun titolo che dipende dalle fluttuazioni del mercato e non può essere eliminato per il tramite della diversificazione.
II rischio sistematico dei titoli di debito si origina dalle fluttuazioni dei tassi d'interesse di mercato che si ripercuotono sui prezzi (e quindi sui rendimenti) dei titoli in modo tanto più accentuato quanto più lunga è la loro vita residua; la vita residua di un titolo ad una certa data è rappresentata dal periodo di tempo che deve trascorrere da tale data al momento del suo rimborso.

Rischio di controparte
Per gli investimenti in strumenti finanziari è fondamentale apprezzare la solidità patrimoniale delle società emittenti e le prospettive economiche delle medesime tenuto conto delle caratteristiche dei settori in cui le stesse operano.
Il rischio che le società o gli enti finanziari emittenti non siano in grado di pagare gli interessi o di rimborsare il capitale prestato si riflette nella misura degli interessi che tali obbligazioni garantiscono all'investitore.
Quanto maggiore è la rischiosità percepita dell'emittente tanto maggiore è il tasso d'interesse che l'emittente dovrà corrispondere all'investitore.
Per valutare la congruità del tasso d'interesse pagato da un titolo si devono tenere presenti i tassi d'interessi corrisposti dagli emittenti il cui rischio è considerato più basso, ed in particolare il rendimento offerto dai titoli di Stato, con riferimento a emissioni con pari scadenza.

Rischio di tasso
L'investitore deve tener presente che la misura effettiva degli interessi si adegua continuamente alle condizioni di mercato attraverso variazioni del prezzo dei titoli stessi.
Il rendimento di un titolo di debito si avvicinerà a quello incorporato nel titolo stesso al momento dell'acquisto solo nel caso in cui il titolo stesso venisse detenuto dall'investitore fino alla scadenza.
Qualora l'investitore avesse necessità di smobilizzare l'investimento prima della scadenza del titolo, il rendimento effettivo potrebbe rivelarsi diverso da quello garantito dal titolo al momento del suo acquisto.
In particolare, per i titoli che prevedono il pagamento di interessi in modo predefinito e non modificabile nel corso della durata del prestito (titoli a tasso fisso), più lunga è la vita residua maggiore è la variabilità del prezzo del titolo stesso rispetto a variazioni dei tassi d'interesse di mercato.
Ad esempio, si consideri un titolo zero coupon - titolo a tasso fisso che prevede il pagamento degli interessi in un'unica soluzione alla fine del periodo - con vita residua 10 anni e rendimento del 10% all'anno; l'aumento di un punto percentuale dei tassi di mercato determina, per il titolo suddetto, una diminuzione del prezzo del 8,6%. E' dunque importante per l'investitore, al fine di valutare l'appropriatezza del proprio investimento in questa categoria di titoli, verificare entro quali tempi potrà avere necessità di smobilizzare l'investimento.

Rischio di cambio

Qualora uno strumento finanziario sia denominato in una divisa diversa da quella di riferimento per l'investitore, tipicamente l'euro per l'investitore italiano, al fine di valutare la rischiosità complessiva dell'investimento occorre tenere presente la volatilità del rapporto di cambio tra la divisa di riferimento (l'euro) e la divisa estera in cui è denominato l'investimento.
L'investitore deve considerare che i rapporti di cambio con le divise di molti paesi, in particolare di quelli in via di sviluppo, sono altamente volatili e che comunque l'andamento dei tassi di cambio può condizionare il risultato complessivo dell'investimento.

Rischio di liquidità

Dipende dalle caratteristiche del mercato in cui il titolo è trattato.
In generale, a parità di altre condizioni, i titoli trattati su mercati organizzati sono più liquidi dei titoli non trattati su detti mercati. Questo in quanto la domanda e l'offerta di titoli viene convogliata in gran parte su tali mercati e quindi i prezzi ivi rilevati sono più affidabili quali indicatori dell'effettivo valore degli strumenti finanziari.
Occorre tuttavia considerare che lo smobilizzo di titoli trattati in mercati organizzati a cui sia difficile accedere, perché aventi sede in paesi lontani o per altri motivi, può comunque comportare per l'investitore difficoltà di liquidare i propri investimenti e la necessità di sostenere costi aggiuntivi.

Obbligazioni strutturate (titoli di debito con componente derivativa)

I titoli strutturati sono titoli di debito che combinano diversi strumenti finanziari. Sono costituiti, infatti, da una obbligazione e da una o più componenti definite "derivative", cioè contratti di acquisto e/o vendita di strumenti finanziari (come indici, azioni, valute, ecc). Tali titoli differiscono dai normali titoli di debito nelle modalità di calcolo del rendimento, sia esso previsto nella forma di pagamenti periodici (ed. "cedole") che in quella di pagamento unico a scadenza ("rendimento a scadenza"). I titoli strutturati, infatti, potrebbero presentare un duplice rendimento, ossia quello derivante dalla parte "fissa" e quello derivante dalla parte "variabile".
 II rendimento dovuto alla parte fissa è spesso pari a zero (o comunque più basso dei tassi applicati sul mercato dei capitali), garantendo all'investitore il solo rimborso del capitale inizialmente investito o, in alcuni casi, un rendimento minimo garantito a prescindere dall'andamento della variabile collegata al titolo stesso.
 Il rendimento variabile può essere strutturato anche in forme molto complesse, ed è collegato all'andamento di uno strumento/indice finanziario sottostante (ad es. un paniere di azioni, un indice azionario o un paniere di fondi) oppure al verificarsi di un determinato evento collegato allo strumento/indice finanziario sottostante (ad es. il superamento di un dato valore di un indice azionario o di una valuta, piuttosto che la differenza tra due tassi di interesse). I titoli strutturati presentano comunque tutte le caratteristiche e i rischi propri di un titolo di debito.
 Durante la vita del titolo però, le oscillazioni del prezzo possono essere maggiori rispetto ai titoli di debito non strutturati, con rischi di perdite accentuate in caso di smobilizzo prima della scadenza.
 A scadenza, il rischio principale è rappresentato dal rendimento che può essere superiore ma anche inferiore rispetto ai c.d. titoli plain vanilla.
 Particolare categoria di obbligazioni strutturate sono le obbligazioni convertibili in capitale di rischio, che attribuiscono ai titolari, oltre ai diritti tradizionali garantiti dalle obbligazioni "ordinarie", anche la facoltà al possessore, se lo desidera, di convertire le obbligazioni di cui è titolare in azioni, secondo un predefinito rapporto di cambio. Per la valutazione complessiva dei rischi, quindi, si deve tenere in considerazione anche quelli specifici delle azioni.

Gli Exchange Traded Funds (“ETF”) sono fondi di investimento, che investono in azioni, obbligazioni o materie prime, le cui quote sono direttamente negoziate sul mercato azionario. La trattazione in via continuativa degli ETF, come per le azioni, rende possibile conoscere il valore di mercato in ogni istante, a differenza dei fondi comuni di investimento tradizionali il cui valore viene fissato una sola volta al giorno.
Come i normali fondi comuni di investimento gli ETF consentono, al contempo, di detenere un portafoglio diversificato. Il rischio principale di un ETF è il rischio cambio. Questi strumenti sono direttamente correlati alla valuta in cui sono espressi dal momento che adottano come sottostante degli indici quotati in una valuta diversa dall’euro. Per questo motivo comprendono il rischio dovuto alla variazione della valuta in cui sono rispetto alla valuta in cui vengono acquistati, quindi l’euro. Gli ETF hanno un patrimonio separato rispetto a quello delle società che ne hanno curato o curano le attività di costituzione/gestione/amministrazione/ marketing ecc. Gli ETF, pertanto, non sono esposti a un rischio di insolvenza (e di conseguenza non richiedono un rating) neppure nel caso in cui le società appena menzionate risultino insolventi. Si rammenta, infine, che gli ETF sono, invece, esposti al rischio che le azioni, le obbligazioni e gli altri strumenti in cui è investito il loro patrimonio perdano valore. E’ opportuno che un investitore si informarsi leggendo la documentazione messa a disposizione dagli emittenti circa le caratteristiche degli specifici strumenti ed i potenziali rischi cui può andare incontro.

Gli ETC sono titoli senza scadenza, emessi da una società veicolo a fronte dell’investimento diretto dell’emittente o in materie prime o in contratti derivati su materie prime. Il prezzo degli ETC è quindi legato direttamente o indirettamente all’andamento del sottostante, esattamente come il prezzo degli ETF è legato al valore dell’indice a cui fanno riferimento. In pratica gli ETC possono essere definiti come uno strumento derivato, quotato su un mercato regolamentato, che riflette il prezzo di una materia prima o di un indice.
Per tale motivo, risentono del rischio di mercato e merceologico, nonché del rischio di insolvenza della società emittente.

Il warrant è uno strumento derivato molto simile ad un'opzione che conferisce al possessore una facoltà di acquisto (call) o di vendita (put) da esercitarsi a oppure entro una certa scadenza (se di tipo europeo oppure americano) su una determinata attività sottostante e ad un prezzo prefissato.
Il warrant (di tipo call) è particolarmente utilizzato dalle società al fine di rendere più appetibili le proprie obbligazioni (obbligazioni cum warrant) oppure al fine di raccogliere nuove risorse mediante aumenti di capitale. Il warrant è uno strumento che può circolare separatamente rispetto al titolo principale e può essere negoziato sul mercato MTA. Il warrant si differenzia dall'opzione per il fatto di essere un titolo (e non un contratto), per una maggiore durata e per la mancanza di un sistema di margini.
Il valore dei warrant è legato a diverse variabili e, in particolare, diminuisce (i) quando si abbassa il valore dell’attività sottostante, (ii) quando ci si avvicina al termine di scadenza per l’esercizio del diritto in esso incorporato, (iii) quando diminuisce la volatilità dei titoli cui esso si riferisce, (iv) quando vengono attuate delle distribuzioni di dividendi nonché, ovviamente, (v) se aumenta il prezzo di esercizio laddove quest’ultimo non sia determinato in maniera fissa bensì variabile.
L’investimento in warrant comporta gli elementi di rischio tipici dei contratti a premio. Il rischio è rappresentato dalla perdita totale del premio pagato, qualora entro la scadenza non si verifichino le condizioni favorevoli all’esercizio.

I covered warrant possono essere intesi come un’evoluzione dei warrant in senso stretto. Tra le principali differenze esistenti tra i covered warrant e i warrant si segnala il fatto che: 

(i)  l’attività sottostante a un covered warrant può essere costituita da qualsiasi altra attività della quale sia possibile stabilire un prezzo ufficiale (come ad esempio materie prime, indici di borsa, tassi di interesse, valute, ecc.); (ii) i covered warrant non sono emessi dall'emittente del titolo sottostante, bensì collocati da una società diversa e indipendente;

(iii) il warrant dà diritto alla consegna del sottostante (anche se può essere venduto prima) mentre il covered warrant da diritto alla liquidazione del differenziale tra lo strike price e il prezzo del sottostante moltiplicato per il multiplo, qualora tale differenziale sia positivo.

I Certificates sono strumenti finanziari derivati che replicano, con o senza effetto leva, l’andamento di un’attività sottostante. I sottostanti possono essere azioni o indici, ma anche materie prime, obbligazioni o altri titoli. Possono anche incorporare strategie o programmi per investire in più azioni o sottostanti. Questi possono essere selezionati in base al settore di appartenenza o anche con altri criteri. I certificati consentono non solo di speculare sul rialzo o il ribasso dei prezzi ma anche di beneficiare in generale dei trend di mercato. Gli Investment Certificates sono strumenti che non hanno una leva finanziaria. Sono adatti ad investitori che volgiono diversificare il proprio portafoglio utilizzando strategie complesse ma conservative e che hanno obiettivi di medio-lungo periodo.
I Leverage Certificates sono strumenti che permettono di operare sia al rialzo che al ribasso, caratteristica che insieme all’effetto “Leva” li avvicina molto ai Futures. Incorporando l’effetto leva, questi strumenti consentono all’investitore di partecipare alla variazione di prezzo dell’attività sottostante in misura più che proporzionale. I Leverage Certificates sono rivolti principalmente a investitori con una buona preparazione tecnico-finanziaria e soprattutto con un’ottica di investimento fortemente speculativa, legata solitamente a un orizzonte temporale piuttosto breve.

I derivati OTC (negoziati over the counter o fuori dai mercati regolamentati) sono derivati potenzialmente taylor made. Sono contratti derivati negoziati bilateralmente e fuori dai mercati regolamentati. A differenza dei derivati listati, che presentano caratteristiche standard, i derivati OTC sono completamente personalizzabili sulla base delle specifiche esigenze della clientela. Lo strumento si caratterizza come illiquido, considerata la sua natura e potrebbe non essere possibile disinvestire anticipatamente. Il rischio effettivo può variare in misura significativa in caso di chiusura anticipata della posizione. È possibile che si possano trovare difficoltà a chiudere la posizione prima della Scadenza, o che si debba dover vendere a un prezzo che riduce significativamente il risultato dell’investimento. Altri rischi rilevanti:

  • Rischio di credito e di controparte: negoziare derivati OTC comporta un maggiore rischio di controparte a causa della mancanza di una Clearing House. Ciò si traduce in un più elevato rischio per ogni contratto OTC legato al possibile default della controparte.
  • Rischio di mercato: Il rischio di mercato che risiede nei derivati OTC non differisce da quello insito in un mercato regolamentato. Esso consiste in possibili perdite derivanti dalla performance generale dei mercati finanziari.
  • Rischio reputazionale: In assenza di un mercato, le controparti si ritrovano a contrattare in modo diretto, andando conseguentemente ad incrementare il rischio di dispute legali. Ciò potrebbe minare la reputazione delle parti in causa.

I decreti 180 e 181 del 16 novembre 2015 di recepimento della direttiva 2014/59/UE hanno introdotto limitazioni all’intervento pubblico a sostegno di un intermediario che versi in una situazione di crisi.
In caso di avvio delle procedure di gestione della “crisi” i titoli (i) soggetti alla procedura di riduzione o conversione di strumenti di capitale ovvero gli (ii) ulteriori titoli (nonché i contratti derivati) emessi da intermediari (es. banche, imprese di investimento), in ragione della diversa natura degli stessi potranno essere assogettati ( a prescindere dalla data di emissione):

  • sin dal 16 novembre 2015, data di entrata in vigore dei citati decreti legislativi, a riduzione o conversione degli strumenti di capitale e/o,
  • successivamente al 1° gennaio 2016, a bail-in. 

Che cos’è il bail-in
Applicare il “Bail-in” significa che in caso di crisi della banca, i suoi azionisti e creditori possono essere coinvolti per assorbire le perdite, evitando così che il costo del salvataggio gravi sullo Stato e quindi sui cittadini italiani. Anche famiglie e imprese che depositano i propri risparmi presso una banca sono creditori e possono essere coinvolti, seguendo una gerarchia.

Gerarchia del Bail-in
Chi possiede strumenti finanziari più rischiosi sostiene prima di altri le eventuali perdite o la conversione in azioni. In primo luogo si sacrificano gli interessi dei “proprietari” della banca, ossia gli azionisti, riducendo o azzerando il valore delle loro azioni. Solo dopo aver esaurito le risorse della categoria più rischiosa si passa alla categoria successiva, proseguendo sugli altri creditori. Chi possiede un’obbligazione bancaria potrebbe veder convertito in azioni e/o ridotto (in tutto o in parte) il proprio credito, ma solo se le risorse degli azionisti e di coloro che hanno titoli di debito subordinati (cioè più rischiosi) si sono rivelate insufficienti a coprire le perdite e ricapitalizzare la banca, e sempre che l’autorità non decida di escludere tali crediti in via discrezionale, al fine di evitare il rischio contagio e preservare la stabilità finanziaria.
Gli azionisti e i creditori non potranno in nessun caso subire perdite maggiori di quelle che sopporterebbero in caso di liquidazione della banca secondo procedure ordinarie.
L’ordine di priorità per il bail-in è il seguente:

(i) gli azionisti;

(ii) i detentori di altri titoli di capitale;

(iii) gli altri creditori subordinati;

(ìv) i creditori chirografari;

(v) le persone fisiche e le piccole medie imprese titolari di depositi per l’importo eccedente i 100.000 €;

(vi) il fondo di garanzia dei depositi, che contribuisce al bail in al posto dei depositanti protetti.

Chi è escluso dal Bail-in

Tutti i depositi fino a 100.000 € non possono mai essere assoggettati a “Bail-in”. Sono salvaguardate anche le passività garantite e i debiti verso dipendenti, fornitori, fisco ed enti previdenziali.

Poteri della Banca d’Italia

La Banca d’Italia ha specifici poteri di risoluzione nei confronti dell’intermediario soggetto a Bail-in. Ad esempio può disporre la riduzione o l’azzeramento del valore nominale delle passività dell’ente sottoposto a risoluzione, l’annullamento dei titoli di debito emessi, può modificare la scadenza dei titoli di debito e la conversione delle passività in azioni.


 Per il documento completo sul Bail-in:

http://www.bancaditalia.it/media/approfondimenti/documenti/QA_gestione_crisi_bancarie.pdf