
Ecosistemi finanziari europei - Ricerca EQUITA-Bocconi 2025
Ecosistemi finanziari europei: confronto tra Francia, Svezia, Regno Unito e Italia


In un momento in cui l’Europa è impegnata nel rafforzamento della Capital Markets Union (CMU) e nello sviluppo della Savings and Investments Union (SIU) i singoli stati sono ora chiamati a ripensare le proprie politiche industriali e a riflettere sul ruolo degli ecosistemi finanziari nella generazione di bene comune, oggi più che mai concetto centrale.
Lo studio – realizzato dal Centro BAFFI in collaborazione con EQUITA – analizza in chiave comparata quattro ecosistemi: il modello dirigistico francese, quello socialdemocratico svedese, il sistema liberista inglese e quello bancocentrico italiano. L’obiettivo è illustrare come ciascuno di questi paesi integri gli elementi essenziali di un sistema efficiente, ovvero legislazione e regolamentazione, tassazione, investitori e intermediari finanziari.
Gli esempi virtuosi di Francia, Svezia e Regno Unito hanno infatti tutti dei punti in comune: considerano i mercati dei capitali un bene pubblico, i sistemi pensionistici mostrano attenzione verso la previdenza complementare, la cultura finanziaria risulta evoluta ed esiste un supporto fiscale che sostiene strutturalmente e stabilmente il settore.
Tra i suggerimenti della ricerca, si dovrebbero incoraggiare gli investimenti in azioni delle famiglie, così come avviene in Svezia con l’ISK, nel Regno Unito con l’ISA o in Francia con il PEA e il PEA-PME, tutti strumenti di risparmio ben concepiti, che beneficiano di incentivi fiscali mirati. Inoltre, gli investitori istituzionali e le istituzioni finanziarie statali svolgono un ruolo decisivo nella stabilizzazione dei mercati e nella canalizzazione efficiente del capitale. Con i suoi €1.100 miliardi gestiti, per esempio, la Cassa Depositi francese (Caisse des Dépots et Consignations) è stata determinante nel sostegno di investimenti strategici, così come la CDC Croissance, specializzata nel finanziamento di PMI e mid-caps, intervenuta dove il capitale privato ha esitato. I fondi pensione, poi, rappresentano un’altra fonte critica di capitale a lungo termine, come dimostrano Svezia e Regno Unito. Il sistema pensionistico svedese combina fondi AP sostenuti dallo Stato e schemi occupazionali privati, garantendo così un’ampia partecipazione al mercato dei capitali. Il Regno Unito sta invece consolidando 86 regimi pensionistici di enti locali in otto "megafondi" da oltre £50 miliardi ciascuno, una strategia progettata per sbloccare £80 miliardi da investire in infrastrutture e imprese.
Come già avviene in Francia, Svezia e Regno Unito, l’Italia può dunque implementare iniziative molto efficaci, indipendentemente dai progressi attesi a livello europeo, anche tenuto conto della fragilità del nostro mercato dei capitali e dell’urgenza di intervenire.